L’Amo Giusto per le Migliori Montature da Ledgering e Feeder

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Vi siete mai soffermati a valutare qual è l’elemento più importante del vostro approccio?

La canna e la sua azione? La robustezza del mulinello? Il diametro del filo? Sono convinto che su qualsiasi parte dell’attrezzatura possiamo raggiungere dei compromessi e, in caso di necessità, ovviare con quello che abbiamo a disposizione senza andare su prodotti di chiaro stampo specialistico.

Certo che non possiamo montare un finale dello 0,10 o usare una canna da spinning però adattare attrezzi e prodotti pensati per scopi diversi quello sì e, in certi limiti, la possiamo sfangare.

Nessun barbo e nessuna carpa si formalizzano sull’azione della canna, così come nessun pesce valuta la robustezza del mulinello prima di mangiare. Su una cosa però non possiamo permetterci il lusso d’improvvisare: l’amo.

Intanto bisogna fare un inciso sull’amo o meglio sul come lo stesso si pianta nella bocca del pesce e di dove si esercita lo sforzo maggiore in fase di sollecitazione.

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Se la punta ha una penetrazione ottimale il nylon in trazione agisce in asse con la curva, la forza si scarica nel punto più robusto dell’amo e i rischi di cedimento dell’acciaio o peggio ancora di apertura dell’amo sono minimi. Se al contrario l’amo non ha una penetrazione ottimale (di tipo parziale) la trazione non lavora in asse con la curva e la forza tende a scaricarsi sulla medesima allargandola.

Come ovviare? Se inneschiamo i bigattini ci si deve affidare a modelli che non facciano scoppiare le larve rendendole inservibili. In questa categoria di prodotti abbiamo provato tanti modelli e tante marche, alla fine della corsa lo spessore del filo è da una parte il pregio maggiore (per innescare correttamente) e il maggior difetto (per la poca robustezza), ma qui si parla di barbel fishing inteso come pesca specialistica, una tecnica che se non seleziona la specie deve selezionare la taglia dei pesci.

Quindi non resta che “pescare” a piene mani dai cataloghi di altri prodotti sotto la voce “carp fishing”, cercando modelli e misure adatte a innescare pellets e similari. Sul rig possiamo scegliere ami proporzionati in relazione all’innesco, ma certamente avremo sempre dalla nostra la massima robustezza.

LA MISURA

Deve essere bilanciata rispetto all’innesco, inutile se non controproducente a innescare una boilies da 20 mm su di un amo del 12 o un pellet da 10 mm su di un amo del 4. Indicativamente ci si può affidare a questa tabella:

Diametro dell’innesco Misura dell’amo
12-14 mm 8-10
16-18 mm 6-4
20-22 mm 2-0

La tabella si riferisce a inneschi singoli e tenete presente che le misure degli ami possono differire anche di molto da marca a marca, in ogni caso l’amo non deve trovarsi nell’ipotetico “cono d’ombra” dell’esca e viceversa non deve avere un ingombro maggiore dell’esca stessa. La cosa è valida sia con inneschi singoli che, a maggior ragione, con inneschi doppi.

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OCCHIELLO

Indispensabile per l’uso del rig, da controllare sempre che l’occhiello sia perfettamente adiacente al gambo senza spazio nel punto di chiusura dello stesso e senza presenze di bave o di bordi taglienti, entrambi letali anche per il trecciato più grosso.

Orientatevi sui modelli con occhiello reclinato verso l’interno in quanto assicurano, sull’aspirata, un effetto rotazione amplificato per auto ferrate più sicure.

GAMBO

Corto o medio-corto, molto belli quelli arcuati (grub) ottimi per favorire e assecondare la rotazione dell’esca e per rendere più difficoltosa l’espulsione. Filo grosso ben proporzionato, non ci sono problemi di peso in quanto la “leggerezza” dell’amo non dà vantaggi significativi nelle mangiate mentre un filo troppo sottile è sempre un rischio con prede XXL.

CURVA

Ampia sia con angolo secco dal lato della punta sia con chiusura stretta verso il gambo con la gola profonda, oppure disassata rispetto al gambo.

PUNTA E ARDIGLIONE

Lunga con ardiglione ben evidenziato e staccato rispetto alla punta. Ottimi i “cutting point” che assicurano una maggiore penetrazione e minori rischi di lacerazione della bocca nei combattimenti prolungati anche quelli a “becco d’aquila” dove la punta leggermente reclinata verso l’interno cuce letteralmente la bocca del pesce. La punta reclinata dà maggiori garanzie in caso di fondale a sassi o ciottoli.

Ultimamente uso anche degli ami barbless che a fronte di minore stress in fase di slamatura non sembrano soffrire particolari problemi di tenuta rispetto al tradizionale ardiglione che comunque può sempre essere schiacciato.

COLORAZIONE E RIVESTIMENTI

Pochi fronzoli, niente mimetismi strani o colori non convenzionali, nero e bronzo scuro sono quelli da preferire. Il rivestimento al teflon regala una durata maggiore, i vari trattamenti antiriflesso in svariati metri d’acqua tutto fuorché limpida non sono indispensabili, ma non danno fastidio.

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NODO E TERMINALE

Un amo a occhiello, legato con un KLK (knot less knot), meglio conosciuto come “nodo non nodo”, garantisce il massimo della tenuta. Se la scelta ricade su di un amo con forma “grub” o su di un modello con occhiello reclinato il modo con cui effettuiamo il KLK influenza il comportamento dell’amo al momento della mangiata.

In sostanza le direzioni e il lato in entrata e in uscita del trecciato sull’occhiello possono fornire un amo completamente fuori asse rispetto al multifibra (anche di 90°) o perfettamente in linea con lo stesso.

Cosa cambia? In fase di ferrata l’amo in linea si comporterà normalmente penetrando più o meno bene in relazione alla rotazione e al punto di presa. Nel caso di amo fuori asse questo tenderà a inclinarsi prima di penetrare, questo perché, sotto trazione, l’occhiello è “costretto” a portarsi in linea con il terminale prima di bucare la bocca del pesce. Quando lo farà, l’amo tornerà fuori asse rispetto al terminale cucendo letteralmente la carne del pesce.

Al di là delle proprie capacità realizzative e delle conoscenze di derivazione carpista il massimo dell’efficienza nel barbel fishing si ottiene operando con la massima semplicità, spesso le montature complicate sono meri esercizi di stile che poco aggiungono all’efficienza del rig.

LUNGHEZZA DEL TERMINALE

Se la nostra zavorra è un feeder il terminale deve essere di una lunghezza tale da posizionare l’esca sulla sua scia, ovvero nel punto dove la corrente svuoterà la carica attrattiva in modo più massiccio prima che la stessa venga allungata e diluita dalla corrente.

Per sapere quanto fare lungo un terminale, una buona regola di partenza è: cm = g vale a dire tanti centimetri di terminale quanti grammi di piombo servono per rimanere fermo.

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Se montiamo un pasturatore da 150 g per una stabilità ottimale (pancia compresa) il terminale dovrà essere lungo almeno 150 cm. Nel confezionare il terminale suggeriamo l’uso del braided per la maggior morbidezza dell’insieme, certo usare dei terminali da 150 cm fatti con trecciato non è la cosa più economica del mondo, ma se conservati correttamente durano ben più di una stagione.

Il terminale ricoperto, oltre a eliminare quasi completamente il rischio di garbugli, assicura, qualora ce ne fosse bisogno, un posizionamento più rigido dell’esca aumentando nel contempo il potere autoferrante dell’insieme, se optiamo per questa soluzione basta spellare il ricoperto per circa 7/8 cm sopra l’amo in modo da rendere morbida solo la parte che presenta l’esca.

I RIG

Il confezionamento del rig necessita veramente di poche cose: un trecciato da 15/25 Lb, un trapanino se dovete bucare l’esca, gli stopper con particolare attenzione alla forma degli stessi se innescate pellets, un ago da innesco.

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Per i pellets vanno meglio gli aghi a punta semplice con ardiglione fine senza uncini e sicura, passano meglio nel foro e non rischiano di rompere l’esca. Facciamo la solita micro asola e inneschiamo il pellet o l’esca che intendete usare. Per una maggiore tenuta il nodo dell’asola deve trovarsi dentro il pellet.

Leghiamo quindi il nostro amo con il KLK avendo cura di tenere la giusta distanza fra esca e amo. Teniamo presente che il modo di mangiare di un barbo è diverso da quello della carpa, questo in virtù della conformazione della bocca e del modo di aspirare, anzi, sarebbe meglio dire grufolare sul fondo.

Per ovviare basta tenere il rig più corto in modo che l’esca riesca a ruotare intorno all’amo senza toccarlo, diciamo che a rig completato siamo sui 3/5 mm di luce.

Perché il nodo sia efficiente, la legatura deve chiudersi all’altezza della punta. Per tenere il rig in linea basta un semplice spezzone di silicone o di termo restringente piazzato su occhiello e curva.

Per favorire la rotazione si può inserire all’altezza dell’occhiello l’apposito ”baffo” in gomma ricurva.

RIG A MOLLA

Se la nostra scelta cade sulle pastelle è opportuno innescare su molla, “paste stop” e roba simile hanno insufficiente tenuta in corrente.

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Anche qui poco materiale: una molla di dimensione adatta al volume dell’innesco, l’ago da molla, un gommino. Le molle sono dotate di due buchi di cui uno più piccolo. Infiliamo lo stopper di gomma sul trecciato, con l’aiuto dell’ago flessibile posizioniamo la molla sul trecciato con il buco più piccolo dalla parte del gommino. Formiamo un nodo semplice anche raddoppiato sul trecciato e portiamolo in battuta sul buco più piccolo, facendo scorrere il gommino la molla rimarrà in posizione fra nodo e stop.

A questo punto basta legare l’amo con un KLK al trecciato tenendo una distanza tale da permettere il posizionamento della pastella. Il gommino di blocco può essere usato anche nel confezionare il rig da pellet per tenere lo stesso più stabile sul rig.

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